2023 –  그림 속의 재치있는 쓸쓸함을 마주하는 시간 <줄리아노 마주치니


일상 속의 몇몇 순간들을 포착해 마치 사진 같은 그림을 그려내는 작가 줄리아노 마주치니. 작가의 그림은 표정이 정확히 보이지 않아 관객이 어떤 시선으로 보느냐에 따라 재치 있는 이미지가 될 수도, 혹은 쓸쓸한 이미지가 될 수도 있다.

전반적으로 어두운 느낌의 색감과 살짝 번진듯한 느낌이 인상적인데, 작가는 사실 20년 동안 배우와 연출로 연극계에서 활동했던 아티스트이다. 2017년부터 특히 그림에 관심을 갖고 작업을 이어나갔다고 하는데, 그래서인지 그림 속 인물들의 동작이나 얼굴의 각도, 느낌들이 조금 더 사실적으로 느껴진 듯하다.

작가의 작품들은 연극 무대의 한 장면을 그림으로 풀어낸 듯한 느낌이 매력적이다.그 순간 그 공간에서 펼쳐지고 사라지는 연극처럼 곧 사라지진 않을까 번진 자리를 바라보며 괜스레 걱정하게 되는, 그래서 더욱 눈을 떼지 못하는 그림들이다.

2022 – Paula Otegui & Sebastián Pastorino.

El artista pintor ES en su taller, con sus herramientas. Se agencia una doble tarea, la de mirar y pintar, así busca establecer un diálogo con el presente, con la existencia y su estar en el mundo. En esa resonancia, establece el encuentro entre el otro que mira y el que pinta y propone un juego de distancias, acercamientos y alejamientos.
Juliano Mazzuchini es de origen brasilero, su primera formación es la actoral, cuando se traslada a vivir a Buenos Aires, desarrolla su vocación por la pintura.
El CADAgalería presenta INDICIOS, la muestra individual de este artista, con una serie de retratos y escenas personales que transcurren generalmente en espacios interiores.
Estas pinturas han sido realizadas a partir de sus propios ensayos fotográficos. Son recortes de escenas cotidianas, íntimas, de encierro y teatralidad.
El asunto que convoca en esta serie de obras, es el cuerpo constituido como un espacio personal y privado,atendiendo a su extrañamiento dentro del lugar.Gestos y fuerte tensión componen su geografía.
Juliano busca con la pintura el espesor de esos gestos, no sólo como expresión de una interioridad, sino que también comparte una inquietud.
No hay afuera, sólo adentro. El movimiento lleva el espacio consigo. Hay algo que se escapa de la escena. En el gesto está el indicio de algo que no está dibujado, que está escondido en el pliegue, entre el movimiento y la inmovilidad, la expansión y retracción, a veces el gesto es barrido, borroneado. En esos indicios la narrativa entrega y oculta algo: cuerpos velados, fragmentos, insistencias. A veces se expanden con la intención de tocar al espectador y llevarlo consigo. No pretende sugerir más que el silencio y la tensión que subyace.
Tiempo y espacios casi detenidos se sustraen de la historia.
Con inmensa alegría compartimos en esta oportunidad la primera muestra individual del CADAgalería con un artista, cuya imagen poderosa y personal, reafirma la vitalidad de la pintura.[/vc_column_text][/vc_column][vc_column width=”1/3″][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column width=”2/3″][vc_separator color=”black”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column width=”2/3″][vc_column_text]

2022 – Rebecca Canavesi //JULIANO MAZZUCHINI: Una Ricerca Pittorica Tra Fotografia E Citazione

Artista poliedrico di origini brasiliane, Juliano Mazzuchini, vive e lavora a Buenos Aires, Argentina. Formatosi in una scuola di teatro, tra il 2004 e il 2007, diventa attore, con una predilezione per il teatro epico.

Dieci anni più tardi la sua ricerca artistica verte sul campo delle arti visuali, della pittura e del figurativismo.

L’indagine artistica lo condurrà ad esposizioni, anche personali, in Brasile e Argentina, tra le quali si ricorda Cuanto pesa lo que no tiene anclaje (2019), allestita presso la Galeria Espacio Studio di Buenos Aires.

Attualmente membro del Laboratorio Internazionale di Pratiche Artistiche del Brasile (ILAP BR), gran parte delle sue opere sono state commissionate e vendute sulla pagina online di Saatchi Art.

La sua formazione teatrale e il suo cambio di rotta verso l’arte visuale, si presentano come primi accenni di un’interdisciplinarità caratteristica della sua produzione artistica. Ricche di citazioni dal passato, le creazioni di Mazzuchini si ispirano – per stessa ammissione del pittore – ad artisti seicenteschi, quali Rembrandt e Velázquez, senza però svincolarsi da riferimenti più contemporanei.

Riprendendo modelli, più o meno apertamente, l’artista guarda molto all’arte che lo precede, sintomo di una profonda volontà di ricerca.

Citazioni E Concetti

Ceci n’est pas la reproduction interdite è un’opera realizzata nel 2021. Come Mazzuchini stesso dichiara nella descrizione della pittura (su saatchiart.com), il titolo costruisce un enigmatico gioco di parole e di concetti che si intrecciano riferendosi inevitabilmente ai quadri di Magritte.

Il cruciverba del titolo riprende il rebus proposto ne La Trahison des Images del 1929 dal pittore surrealista belga (la celebre didascalia – o non didascalia – Ceci n’est pas une pipe) e al tempo stesso un’altra opera realizzata da Magritte nel 1937, Reproduction interdite.

In una mise en abyme enigmatica, Juliano Mazzuchini gioca con la negazione paradossale di René Magritte, citandone parole e opera. Reproduction interdite si caratterizza per il soggetto che nello specchio non si vede in volto, stessa posizione nella quale, posti davanti a Ceci n’est pas la reproduction interdite si ritroverebbero gli spettatori.

L’artista brasiliano non si limita a un intricato gioco di parole tra citazione del passato e presente, ma porta l’osservatore a farne inevitabilmente parte. L’opera cerca un riferimento surrealista scoprendo uno sviluppo più concettuale.

Le parole dell’artista, nella descrizione dell’opera, espongono come chiare ispirazioni siano la gestualità del selfie davanti ad un quadro (“abbastanza comune quando si visita un’esposizione”) e indubbiamente la tela di Magritte. Viene specificato, inoltre, come la figura nel dipinto sia l’artista stesso.

Il Rapporto Con La Fotografia

Aspetto fondamentale da considerare, nell’opera appena citata ma anche nell’intera produzione di Mazzuchini è il suo rapporto con la fotografia.

In questo caso specifico la fotografia risulta essenziale nel completamento del senso dell’opera. Il titolo e il totale riferimento alla tela del 1937 di Magritte si ottengono solo grazie ad una prova fotografica, che diventa complice dell’enigma concettuale.

La fotografia risulta molto importante nella produzione di Mazzuchini non solo per instaurare un rapporto con lo spettatore, ma anche come riferimento per le opere, in un’ottica ispiratrice.

Come si vede in un’immagine del suo sketchbook, pubblicata su Instagram dallo stesso artista, vengono riproposte figurativamente diverse fotografie novecentesche, tra le quali uno scatto di Walker Evans.

La relazione dell’artista con la fotografia è intensa, immortala il tempo per poi rielaborare l’immagine in forma pittorica: si tratti di fotografie realizzate dallo stesso Mazzuchini o attinte da grandi maestri del Novecento, lo scatto è sempre parte fondamentale del processo.

Altre tele che si rifanno esplicitamente alla fotografia sono indubbiamente To Gerhard Richter (2020) e Light and shadow class with Nan Goldin Painting (2020).

Processo Creativo E Soggetti

La rielaborazione dell’immagine fotografica in pittura è stato un processo già vissuto e padroneggiato da figure come Francis Bacon e Gerhard Richter: seppur non negli stessi termini, la pittura di Mazzuchini sembra coglierne e riprenderne i tratti.

La fotografia è un momento, un istante cristallizzato che viene poi rielaborato pittoricamente, il ritratto di ciò che l’artista definisce di “meditazione”. L’artista brasiliano vede la pittura come sguardo sul mondo, riflessione personale: i soggetti sono spesso di spalle, senza volto, espressione di emozioni o circostanze che vengono immortalate fotograficamente dall’artista e poi trasposte su tela.

In un’intervista per la galleria newyorkese Guy Hepner, Juliano Mazzuchini descrive il suo processo creativo.

Il mio processo pittorico incontra la fotografia […] Nel periodo pandemico, ho iniziato a costruire immagini che chiamo “pre-dipinto” fotografando il mio stesso corpo, prestandomi alla costruzione della scena e del gesto che avrei dipinto. […] Questa procedura diventa così una costante nel mio processo; crea una connessione tra la mia precedente esperienza nell’arte performativa e la produzione nelle arti visuali, costituendo una performance per i miei dipinti, come un attore-pittore nel parateatro”.[/vc_column_text][/vc_column][vc_column width=”1/3″][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column width=”2/3″][vc_separator color=”black”][vc_column_text]

2019 – Juan Masabeu // ¿Cuánto pesa lo que no tiene anclaje?

Si miramos la obra de Mazzuchini podemos verificar una escenificación sin tiempo ni lugar.
Las imágenes en sus pinturas nos ofrecen una suerte de resistencia poética para reconocer o señalar quiénes son sus personajes, dónde están y qué espacios habitan.
Una indeterminación que nos habilita a creer que si hay una representación espacio-temporal posibleen la obra de este artista es la liminalidad, la transición o citando a Marc Augé, pensar en un“no-lugar” como lugar y circunstancia definitoria de su escena.
Un imaginario surreal donde conviven tácitamente la reminiscencia de otros artistas contemporáneos como Michael Borremans de Bélgica o Laura Aurelia de Colombia.
La pintura de Juliano Mazzuchini nos invita a transitar el placer contemplativo de la indeterminación en la transitoriedad de la pausa permanente.[/vc_column_text][/vc_column][vc_column width=”1/3″][/vc_column